I paesaggi, che nella percezione umana sembrano essere conclusi in una loro perfezione, così come le città storiche che ci appaiono parte integrante della natura che ci circonda, sono in realtà il risultato di infinite trasformazioni armonizzate da un tipo di tempo che potremmo definire lento. Modernità e contemporaneità, mostrando una evidente propensione per l’attimo del presente, statico ed immutabile, hanno adeguato a questa necessità la lentezza del naturale, intromettendosi nella struttura stessa del paesaggio piuttosto che sulla sua sola superficie. Una violazione che ha dato luogo ad una variazione delle trasformazioni in atto così veloce che siamo riusciti a mettere in crisi l’intero “organismo paesaggio”. Con quale risultato? Cinque scritti, cinque racconti, cinque teorie provano a riannodare spazi, tempi e corpi seguendo il processo della trasformazione del paesaggio.