«La piccola stanza di Goethe a Weimar era a meno di un’ora a piedi dai cavalletti di Buchenwald sui quali i deportati erano picchiati a morte. Cosa si può ancora attendere dal futurismo e dall’espressionismo, dall’architettura moderna, dal costruttivismo e dal funzionalismo?».
Jean Clair, La responsabilità dell’artista. Le avanguardie tra terrore e ragione, 1997
La comunità architettonica dell’epoca ha sentito il bisogno di rinnovarsi e rinnovare il mondo, ma soprattutto di liberarsi. In realtà, la libertà forse è il significato che più si avvicina alla lettura e all’interpretazione del moderno in Serbia in tutto il periodo: la libertà della parola, la libertà dell’espressione, la libertà dell’esercizio della professione, la libertà da un passato fondamentalmente diverso per troppi secoli separato dal resto dell’occidente, la libertà dai complessi di superiorità del “popolo guerriero” e dai complessi di inferiorità del “balcanico”, la libertà dai vincoli sociali ed economici.