Nel 1960 Fernando Távora parte per un viaggio attorno al mondo che dura quattro mesi. Ha 36 anni ed è assistente di ruolo presso la Scuola di Architettura di Porto. Scopo ufficiale del viaggio è una visita ai principali Dipartimenti statunitensi sulle tracce dell’“insegnamento moderno” dell’architettura e dell’urbanistica. Tiene un dettagliatissimo diario dell’intero viaggio – rimasto inedito per oltre cinquant’anni – in cui annota soprattutto le impressioni che riceve dal contatto diretto con civiltà e costumi di cui arrivavano in Portogallo solo i riflessi. Molti sono gli incontri, di persona o attraverso le opere, programmati o casuali: Wright, Mies, Gropius, Kahn, Sert, Saarinen, Rudolph, Lynch e, naturalmente, l’America – le grandi città, i musei, i modelli di vita – che Távora sottopone a una costante, ironica e sottile critica. Critica che si arricchisce, per contrappunto, nel racconto dell’altro paese visitato per ragioni istituzionali, il Giappone, ma che diviene spietata, per confronto, nella trasgressiva “fuga” in Messico. Il viaggio si chiude con due visite che si riveleranno decisive nella sua formazione, anche progettuale:
le piramidi egizie e l’Acropoli di Atene.
Questa edizione in italiano è basata su una lettura commentata del Diario che i curatori hanno raccolto da Fernando Távora nei primi anni Duemila e ne riproduce tutti i disegni, gli schizzi tracciati tra le pagine manoscritte e nei due quaderni da disegno che lo accompagnano.