Gli italiani vedono nel paesaggio una delle poche ragioni per sentirsi una nazione, malgrado il paese si sia modernizzato in assenza di un’attenta pianificazione che ne regolasse la crescita. Nei primi anni di formazione della Repubblica non sono mancate però importanti iniziative che considerassero il contesto paesaggistico come orizzonte significativo del progetto, impegnando intellettuali italiani di diversa formazione nello studio e nella difesa dei luoghi. La cultura architettonica moderna si è dedicata ai temi dei centri storici, delle preesistenze ambientali, della città-regione, della grande dimensione, del town design anche per interagire con il territorio, l’habitat e l’ambiente e, nonostante siano rimasti confinati in un ambito più marginale del dibattito, si sono affermate alcune figure di paesaggisti, progettisti e studiosi che hanno guardato con intelligenza e curiosità anche oltre il recinto della propria disciplina e che possono essere considerate pioniere di una scuola italiana del paesaggio.
Due libri della collana di ET raccolgono un iniziale ragionamento sulla nascita di una cultura del paesaggio in Italia.
In questo secondo volume saggi su: Anversa, Archizoom, Basilico, Benevolo, Bottoni, Burri, Busiri Vici, Cederna, Celati, De Carlo, Dematteis, Gabetti & Isola, Ghirri, Giacomini, Gruppo 999, Insolera, Leonardi, Macchi Cassia, Ricci, Superstudio, Tagliolini, Zevi, Zorzi.