Realismo è un termine ambiguo, il cui perimetro semantico include svariate accezioni, per tale ragione è anche un termine scomodo, usato per nobilitare o svilire, a seconda dell’ostinazione della propria faziosità. Realismo è anche un termine che ricorre spesso nelle storie dell’architettura italiana, e fra i testi di alcuni dei suoi maggiori protagonisti.
Lo scopo di questo saggio è di indagare i concetti cardine del Realismo scomodando, con una certa voluta incoscienza, discipline quali la pittura (Gustave Courbet) e la filosofia (György Lukács) e cercare un confronto con l’architettura. Il pensiero di Giuseppe Pagano, forse il primo, coerente, e in una certa misura completo sforzo teorico verso una cultura di tipo realista, e quello di Ernesto Nathan Rogers, che sarà il fulcro intorno al quale si coagulerà la Scuola di Milano, sono i due autori attraverso i quali questo studio si propone di leggere gli intenti teorici e la produzione architettonica italiana, le sue maggiori “scuole” – la Scuola di Milano e la Scuola di Roma –, e le connessioni con due importanti centri della cultura architettonica internazionale, Barcellona e Porto.
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