Prima erano i nonluoghi, incompresi, criticati, demonizzati. Poi si è assistito al loro proliferarsi e quindi alla richiesta sempre più pressante di luoghi, per quanto privi di identità e carattere, dove affermare il proprio diritto all'anonimato. Sono stati ribattezzati superluoghi, da alcuni, iperluoghi, da altri, dove le differenze di interpretazione non mettevano, in ogni caso, in dubbio l'opportunità di riconoscere e capire un fenomeno in atto ed in continua e pressante evoluzione. Oggi sono ovunque, non compresi davvero e privi di una definizione. Non hanno un nome condiviso ma sono sempre più complessi ed articolati, molto più densi ed efficienti dei super e degli iper, sono l'oggetto del desiderio di ogni consumatore, sono ciò che tutti sono obbligati ad attraversare per prendere un treno o un aereo, sono la meta domenicale di ogni famiglia media italiana.
Cosa utilizzare oltre l'iper per poterli denominare nel mentre si sviluppano, crescono e cambiano?
"iSpace" è il termine con cui si propone di chiamarli, affinché l'evoluzione, il futuro stesso dei nonluoghi, diventi consapevole, ragionato e programmato.
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