Premio Bruno Zevi per un saggio storico-critico sull’architettura
Il saggio racconta la storia del villaggio arabo di Ein Hod, a sud di Haifa, i cui abitanti sono costretti a fuggire nel 1948, a seguito della proclamazione dello Stato d’Israele. A differenza di altri insediamenti analoghi, Ein Hod non è distrutto ma trasformato in una colonia per artisti attraverso un restauro sapiente nel rispetto delle tradizioni architettoniche e urbanistiche della comunità originaria. Il merito va alla lungimiranza dell’architetto e artista rumeno Marcel Janco, membro attivo del Cabaret Voltaire dadaista, emigrato in Israele nel 1941 con un bagaglio artistico e architettonico d’avanguardia che gli guadagna stima e credibilità presso l’establishment politico, culturale e professionale. La concezione di restauro e conservazione messa in atto a Ein Hod, come pure il ruolo centrale assunto dalla comunità nella progettazione, anticipano di molti decenni teorie e pratiche in voga negli anni ’90. Lo studio di Popper affronta l’intreccio problematico tra l’arte poetico-visionaria di Janco e le questioni etico-politiche legate alla fondazione del nuovo Stato e alla difficile convivenza tra arabi e israeliani.