Il libro contiene l’estratto di una tesi di dottorato che nel suo complesso ha indagato le tecniche costruttive di tutti gli elementi architettonico-costruttivi dell’organismo edilizio della casa d’affitto – un tipo molto diffuso nei quartieri romani di espansione di fine dell’Ottocento. Estrapolando dalla trattazione completa il capitolo sull’elemento costruttivo di base, ossia la muratura in elevazione, si pubblicano studi condotti con i metodi della storia delle costruzioni, basati su un riscontro tra rilievi di murature e fonti bibliografiche storiche, che nella tesi rappresentano la base per il successivo approfondimento prestazionale dal punto di vista termo-fisico/energetico. Mirando all’indagine delle prestazioni inerenti alle costruzioni storiche, la presente ricerca è finalizzata a fornire indicazioni per un recupero tecnicamente compatibile e rispettoso dei valori architettonici dei beni storico-culturali. Inoltre si è voluto evidenziare così la rilevanza dello studio al di là dei confini della tesi. La cosiddetta “muratura alla romana”, fatta di pietrame di tufo con ricorsi di mattoni, non è stata utilizzata solo per la casa d’affitto. Tale tecnica si ritrova infatti anche in altri tipi edilizi coevi (residenziali, industriali etc).e, con leggere differenze di apparecchiatura, anche in periodi antecedenti e successivi, per esempio nel molto più ricco patrimonio edilizio romano dall’inizio fino alla metà del Novecento. Il denominatore comune delle murature premoderne fino a quelle dei primi decenni del Novecento rimane sempre l’uso dei materiali locali da costruzione (il pietrame di tufo, il mattone e la malta a base di calce e pozzolana), le cui caratteristiche dipendono dalle materie prime naturali, che per secoli sono state estratte intorno alla città.