Crescere tra le piccole case di un paese del sud, sentire storie di troppi viaggi di necessità lontano da queste terre, assistere a ritorni spesso sporadici o tardivi – a volte tesi solo a respirare nuovamente, in quei luoghi, l’aria conosciuta da bambino –, ri/passare dove i tuoi cari ti chiamavano dai giochi al conforto della casa fino a far riemergere un sapore profondo di giorni che sono eterni in quanto mai dimenticati: queste sono cose che formano più dei pensieri da adulto. In quei posti di un sud intenso ed interno sono stato educato a vedere il mondo, a prendere posizioni sulle cose – oggi anche sul mio ruolo di architetto e docente – e, come per me, lo stesso è accaduto a molti cittadini italiani che vivono in città ben più grandi. Come (quasi) tutti ho cercato di ritornare con costanza ogni volta che potevo lì dove, bambino, si sono formati i primi pensieri, consapevole che era il punto di origine di ogni mia azione e riflessione, certo che prima o poi lì avrei trovato spazi per il futuro che mi appartiene, o che (spero) apparterrà almeno ai miei figli. A questo processo di elaborazione di un immaginario possibile per i centri minori appenninici, senza il quale mai seguiranno pratiche azioni e vere architetture, è indispensabile che partecipino anche le persone che vivono intorno all’elaborazione del progetto di architettura – imprenditori, politici nazionali, amministratori locali, artisti – contribuendo a costruirlo questo futuro, prima nelle attese, poi nelle possibili concrete figurazioni. Esattamente come accade in questo libro, sintesi di anni di felice ricerca intorno a luoghi che offrono opportunità di futuro non ancora determinate, certo possibili.
dello stesso autore