L’architettura è una disciplina a statuto scientifico debole, per la quale è difficile individuare e sostenere uno o più sistemi di certezze deterministiche. Quello che consideriamo appropriato e risolto qui e ora rischia di diventare falso o noioso in una diversa situazione dello spazio-tempo. In più, ciò che sembra giusto a un architetto e a una cerchia di progettisti che ne condivide il modo di vedere può apparire (e appare) totalmente fuori luogo a molti altri colleghi, senza che sia possibile stabilire con sicurezza chi abbia veramente ragione. Nonostante e grazie a questa inafferrabilità, l’architettura presenta molteplici punti di contatto con la religione. Edoardo Persico sosteneva che l’architettura è “sostanza di cose sperate”, riprendendo la definizione dantesca della fede, a sua volta ripresa dalla Bibbia ebraica (11.1). Su un piano più pragmatico, mia suocera, molto devota, insisteva che “anche i più atei vanno a messa almeno a Pasqua”: solo attraverso determinati comportamenti si può entrare a far parte di una comunità, condividerne i sistemi di pensiero e, per i fortunati che verranno chiamati, raggiungere l’illuminazione (o fondare una setta eretica). Ecco allora, in ordine sparso, alcuni consigli in pillole: cose che potete fare per entrare in sintonia con il mondo del progetto architettonico e sfruttare al meglio il vostro addestramento in questo campo.