Lo schiacciamento sul presente, proprio del nostro tempo, rende disponibili i materiali del passato per nuove significazioni e ci porta a stabilire relazioni sempre nuove con la sua eredità. La contemporaneità non è superamento selettivo, ma compresenza consapevole di forme e manifestazioni emergenti e residuali. Col moderno in particolare, ci confrontiamo e ci misuriamo continuamente, perché siamo dentro una fase tuttora attiva e operante del processo di modernizzazione. Dal punto di vista del progetto d’architettura, per la città e per il paesaggio, questo apre una stagione che ha il compito di riepilogare il grande disegno della modernità, di coglierne gli aspetti generativi, di trovare – dopo il grande banchetto del progresso – nuovi equilibri per migliorare la qualità del nostro habitat. Il momento è propizio, la crisi, che ci affranca dall’asservimento al potere economico, liberandoci anche dalle tentazioni di inseguire facili profitti e vane autoaffermazioni, c’è d’aiuto per ricentrare la figura e il ruolo dell’architetto nella società civile.