A trent’anni dalla scomparsa di Pier Luigi Nervi, la sua figura si afferma come una delle più influenti dell’architettura della seconda metà del Novecento. Egli appartene a quel ristretto numero di progettisti che ha saputo cogliere le potenzialità delle nuove tecniche del cemento armato, esaltando nell’arte del costruire la simbiosi tra intuizione statica, forma e modalità costruttive, recuperando nel progetto l’unità dei saperi, sempre presente nei progettisti che hanno segnato i momenti di maggiore progresso nella storia dell’architettura. La ricorrenza del trentennale dalla scomparsa è stata l’occasione per avviare in Italia e all’estero un gran numero di iniziative che hanno avuto il merito di fare scoprire al grande pubblico Pier Luigi Nervi come il massimo esponente dell’architettura italiana del secolo scorso, hanno posto al centro del dibattito di architettura il ruolo di Nervi nella storia dell’ingegneria italiana e internazionale ed infine hanno contribuito a far conoscere, anche attraverso opere minori, aspetti sconosciuti di un progettista impegnato su temi progettuali molto diversi nelle più varie realtà geografiche d’Italia e del mondo.
La riscoperta dei progetti per lo stadio e la piscina di Taormina, redatti dallo studio Nervi tra il 1955 e il 1958, sconosciuti per lo più anche agli stessi abitanti del luogo, è un ulteriore spunto per alcune riflessioni sul ruolo di Pier Luigi Nervi nella realtà italiana degli anni sessanta considerandolo da una prospettiva periferica, diversa da quella ampiamente dibattuta nei libri di storia dell’architettura.
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