«Noi non ammettiamo che la funzione determini il piano, concepiamo uno spazio che accolga tutte le funzioni», scrive Mies. Un'idea di spazio flessibile, non predeterminabile negli usi, uno spazio oggi diremmo evenemenziale, universale perché in grado di rappresentare valori condivisi e intellegibili. Tale spazio sciolto da ogni legame, absolūtus, si traduce nelle Aule di Mies in un grande interno indiviso nel quale proporzioni e assetti costruttivi si rendono sinteticamente compresenti a manifestare il carattere, il tema e la ragione che lo hanno generato.