“Ho sempre pensato che per un architetto, spiegare il come si fa, metterlo in fila per raccontarlo, insegnarlo anche, fosse già un buon obiettivo senza avere l’ansia o il bisogno di raccontare il perché. Se il come appare in buona misura oggettivo e dicibile, il perché invece coinvolge e indaga una sfera di motivazioni individuali e soggettive che non dovrebbero essere al centro della ricerca (o delle preoccupazioni) di chi costruisce la casa e la città. Attraverso il come dialoghiamo con i grandi Maestri. Ora come allora. I loro problemi sono i nostri, i problemi dell’architettura di sempre”.
dalla Postfazione di Francesco Collotti