Come si amplierebbe la nostra definizione di moderno se non pensassimo più alla città e alla campagna come spazi separati? Come riscriveremmo la storia dell’architettura moderna se città e villaggio fossero concepiti come realtà in dialogo reciproco?
Michele Tenzon esplora queste domande nel suo saggio, vincitore del Premio Bruno Zevi 2023, raccontando la costruzione del villaggio di Haddada nel Marocco dei primi anni Cinquanta e le trasformazioni di una comunità rurale costretta ad adattarsi ai cambiamenti imposti dall’attore coloniale.
Il progetto di Haddada è sospeso tra la reinterpretazione della bidonville, raccontata dagli antropologi e sorta alla periferia della città industriale, e la ricerca di un modello di architettura residenziale per le masse che risponda al problema del massiccio esodo rurale. È un’esperienza che incarna un universalismo ambiguo e che ci aiuta a comprendere come l’architettura e la pianificazione tardo-coloniale abbiano interpretato i modi in cui la cosiddetta modernizzazione ha rimesso in discussione le relazioni consolidate tra la città e la campagna.