Il libro nasce dall’intenzione sviluppare una riflessione proattiva intorno al rapporto tra design, beni e produzioni culturali, con l’obiettivo di documentare oltre che gli aspetti della valorizzazione e comunicazione del patrimonio, anche esperienze di elaborazione creativa che emergono intorno alle molteplici pratiche e risorse generate da questi particolari beni, fino allo sviluppo di nuove declinazioni del design dei servizi per l’innovazione e la partecipazione sociale.
Si è voluto indagare alcune esperienze che sconfinano dai più consolidati terreni di lavoro e impegno del designer; in particolare nuove forme di imprenditorialità e di fruizione della cultura propongono oggi al design questioni che si intrecciano fortemente nella messa a punto di strategie per l’attivazione nella società di processi di trasformazione aperti e orientati alla sostenibilità e alla partecipazione.
Ma se da un lato sembra oggi irrinunciabile un’apertura a visioni multidimensionali nell’osservazione della realtà complessa e globale, dall’altro è necessario evitare un “depotenziamento” della disciplina e del suo carattere intrinsecamente relazionale, attraverso una rinnovata riflessione sul nucleo resistente del concetto di cultura del design e sul rapporto tra elaborazione teorico-critica e fenomenologia del design.
Quindi il percorso proposto va da design per le produzioni culturali alla dimensione culturale del design, in un rispecchiamento che può forse permettere di proporre oggi la “dimensione culturale” del progetto come paradigmatica per interpretare le dinamiche della crisi e per immaginarne reali possibilità di contrasto.