Proponendo la narrazione come un dispositivo di apprendimento e di costruzione di senso, di espressione e creatività, profondamente radicato nell’uomo, il libro apre una conversazione a più voci, quasi un contrappunto multidisciplinare, intorno ai molteplici spazi fisici e concettuali, di progetto e di elaborazione teorica che questo termine, così spiccatamente relazionale, evoca e tramette alla contemporanea cultura del progetto.
La dimensione narrativa del design, che diversi approcci disciplinari provano attualmente ad esplorare e a visualizzare attraverso le più innovative strumentazioni concettuali e progettuali, è stata messa a fuoco anche a partire dalla riflessione sul lavoro di ricerca e di insegnamento a Palermo di Anna Maria Fundarò, tra gli anni ’70 e ’90. È questo il fil rouge che collega idealmente alcuni interventi raccolti in occasione del convegno “Design e Spazi narrativi” Palermo, 2019: progetti, ricerche e riflessioni teoriche inerenti gli spazi museali e gli eventi temporanei, lo spazio-tempo della storia, la scena teatrale, lo spazio domestico, la multidimensionalità della comunicazione visiva, lo spazio delle identità territoriali.
Nel libro si presentano anche alcune esperienze progettuali volte a rigenerare i saperi artigiani degli spazi storici della città. Influenzati dalle pesantissime costrizioni spaziali e psico-fisiche imposte dalla pandemia, i progetti, pur nella loro diversità materiale e funzionale, hanno acquistato una forte connotazione relazionale e narrativa, proponendosi quasi come dispositivi per esplorare nuove visioni domestiche e autobiografiche, portatori di significati simbolici spesso attinenti alla dimensione del sacro.