Il libro che ora hai in mano, caro lettore, è un viaggio dentro una storia di amore espresso per via di forme e materie per uno dei luoghi più fascinosi e carichi di bellezza, per troppo tempo dimenticata, della città di Napoli: il Rione Sanità.
Questo libro racconta il lavoro condiviso tra un folto gruppo di studenti, dottorandi e docenti del DiARC (Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi Federico II di Napoli) coordinati dall’autore, le diverse cooperative sociali che ne hanno trasformato in meno di due decenni il destino, oggi radunate sotto il manto di Fondazione di Comunità San Gennaro, e tante persone comuni di questo rione incredibile dove l’umanesimo, per non morire, si sta trasformando in umanità, come sperava un uomo mai dimenticato da questa terra: padre Rassello. Con un ricco apparato di fotografie di cantiere – ma anche di pregio come quelle scattate da due giovani architette-fotografe come Sara Arnese e Roberta Barberino – e di disegni fatti per costruire, si mostrano le diverse istallazioni, spazi urbani, interni di diversa natura, giardini e molto altro, costruiti in quasi dieci anni di lavoro esaltante, per chi vi ha preso parte. E se il lettore avrà la pazienza, come speriamo, di passeggiare dentro questi luoghi, e nel Rione Sanità in generale, scoprirà come anche queste piccole opere, qui documentate, abbiano contribuito a dare forma a quel cambiamento radicale che questa comunità ha realizzato a partire dall’adozione delle Catacombe di San Gennaro nel 2008. Sulla spinta morale di padre Giuseppe Rassello e sotto la guida visionaria e controcorrente di padre Antonio Loffredo, che ne ha colto il bandolo facendolo fruttificare in un ventennio che difficilmente le persone qui dimenticheranno, anche la forma costruita dell’architettura, dell’allestimento e del design raccontano storie di trasformazioni fisiche di luoghi piccoli e meno piccoli, ma specialmente di incontri tra persone. Esperienze intense, pur se minime, che se incoraggiate ulteriormente porteranno ancora più lontano: e allora sì che potremo affermare che “l’umanesimo si è trasformato in umanità” anche grazie all’architettura pensata e realizzata dai figli di questa città.
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