Sul confine tra Italia e Jugoslavia, nel 1961, in un piccolo ospedale di provincia, ha inizio una delle più importanti battaglie per i diritti civili che abbia segnato il nostro Paese. Immagini di reti e cancelli divelti hanno tramandato, della rivoluzione basagliana, la traccia di un gesto radicale, che nega ogni possibilità di riforma dell’istituzione. La ricerca dimostra, attraverso materiali inediti e dimenticati, quanto la negazione dell’istituzione passi attraverso un processo più complesso di trasformazione fisica dei luoghi e dell’architettura. Il dialogo tra architettura e psichiatria, che proprio l’esito della battaglia iniziata qui ha interrotto, pone oggi questioni assolutamente vive: il rapporto tra architettura e potere, quello tra diritti e uso degli spazi e soprattutto il tempo e lo spazio di guarigione che una società produce e immagina per chi non è considerato “sano”.

Giuseppina Scavuzzo
Il parco della guarigione infinita
Un dialogo tra architettura e psichiatria
18,00€
17,10€

Disponibile in versione ebook

isbn 9788862424851
collana Alleli | Research
numero 68
edizione corrente 11 / 2020
prima edizione 11 / 2020
lingua Italiano
formato 14,8x21cm
pagine 268
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rilegatura brossura
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l'autore
Giuseppina Scavuzzo architetto, PhD in Composizione architettonica presso l’Università Iuav di Venezia, già borsista della Fondation Le Corbusier di Parigi, è professoressa associata in Composizione architettonica e urbana presso il Dipartimento di Ingegne...

Giuseppina Scavuzzo architetto, PhD in Composizione architettonica presso l’Università Iuav di Venezia, già borsista della Fondation Le Corbusier di Parigi, è professoressa associata in Composizione architettonica e urbana presso il Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università degli Studi di Trieste. Qui insegna Progettazione architettonica nel corso di Laurea Magistrale c.u. in Architettura ed è vicecoordinatrice del Dottorato di ricerca in Ingegneria Civile-Ambientale e Architettura interateneo Università di Trieste e Università di Udine. Al centro della sua attività di ricerca è la dimensione simbolica e narrativa dell’architettura. Da qualche anno studia il tema delle istituzioni totali sotto l’aspetto del rapporto tra forme di riconoscimento e disconoscimento di diritti e loro localizzazione entro forme e limiti definiti architettonicamente. È responsabile scientifica per l’Università di Trieste della ricerca La casa sensibile SensHome, con finanziamento europeo Interreg Italia-Austria, su progetti per l’abitare autonomo e meno istituzionalizzato possibile delle persone con Autismo, Asperger e altre forme di neurodiversità.

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